Dopo aver analizzato un centinaio di pazienti con lieve deficit cognitivo, sia bilingue che persone che parlano solo una lingua o che possono capire un’altra lingua, ma non la usano fluentemente, è stato scoperto che il bilinguismo agisce come un fattore di riserva cognitiva contro la demenza.
“Sebbene i bilingui malati mostrino una maggiore atrofia cerebrale, il livello cognitivo tra bilingui e monolingue è lo stesso”, ha affermato Lidón Marín, uno degli autori dello studio, sviluppato dall’Università Jaume I di Castelló (Spagna).
I ricercatori hanno monitorato l’evoluzione dei pazienti per sette mesi. A quel tempo potevano vedere che il gruppo di persone bilingui aveva una minore perdita di volume del cervello e manteneva meglio le loro capacità cognitive.
I ricercatori: “Questo ci spiega che esiste una riserva cognitiva del bilinguismo”.
Dati precedenti dello studio indicavano già che le persone bilingui – di qualsiasi lingua – impiegano cinque anni in più per raggiungere la demenza rispetto alle persone monolingue.
Ma uno dei contributi di questo studio, oltre a confrontare due diversi momenti nel tempo, è stato quello di rivelare che il meccanismo che lo rende tale è la stimolazione cognitiva favorita dall’alternanza nell’uso tra una lingua e l’altra.
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