Capodoglio spiaggiato con la pancia piena di plastica

La plastica è onnipresente. La possiamo trovare nella confezione dei prodotti, anche come ingrediente nei cosmetici, nei tessuti per abbigliamento, nei materiali da costruzione, nei giocattoli e in una [...] ..

Capodoglio spiaggiato con la pancia piena di plastica.

La plastica è onnipresente. La possiamo trovare nella confezione dei prodotti, anche come ingrediente nei cosmetici, nei tessuti per abbigliamento, nei materiali da costruzione, nei giocattoli e in una moltitudine di utensili e oggetti. Ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono nell’oceano, un materiale che può richiedere secoli o più per scomparire. Possiamo continuare a goderci questa invenzione senza distruggere il pianeta?

Straziante l’elenco della plastica incontrata nello stomaco di un capodoglio spiaggiato ormai senza vita, pochi giorni fa, sulla spiaggia di Hell’s Mouth ad Abersoch nel Galles. Una “grande quantità di teli di plastica blu” e “masse di corda” insieme ad altri “detriti” marini. Secondo il British Divers Marine Life Rescue (BDMLR) è il primo capodoglio che si spiaggia in una località gallese dal 1913.

Nessun segno di collisione con un’imbarcazione, ad uccidere il cetaceo (lungo sette metri e pesante sette tonnellate) è stata con tutta probabilità proprio quella plastica che ha finito per ostruire il canale digerente.

La sopravvivenza del capodoglio, una specie ormai a rischio di estinzione la cui, è dunque minacciata dal gravissimo inquinamento ambientale del nostro mare.

Un esame post mortem ha infatti rivelato che i due terzi dello stomaco del cetaceo erano occupati da plastica e solo un terzo da becchi di calamaro, che sono il cibo preferito di questi animali.

Gli esperti ritengono che gli oggetti possano aver influito sulla capacità dell’animale di digerire il cibo ingerito e aver contribuito al suo stato di malnutrizione. L’esame post mortem è stato condotto dal Cetacean Strandings Investigation Program, dalla Zoological Society of London e dal Marine Environmental Monitoring.

Si pensa che l’animale facesse parte di un branco di capodogli trovati nelle acque a sud del Regno Unito. E’ l’ennesima terribile e raccapricciante cartolina che arriva da un oceano sempre più devastato dall’inquinamento da plastica. Greta Thunberg ha ragione: “la vera emergenza non è il clima. Siamo noi”.

Ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono nell'oceano.