Gli atleti si trovano di fronte al dilemma di dare il massimo del loro potenziale nel momento giusto. Molti di loro hanno sperimentato quello che il psicologo ungherese Mihály CsíKszentmihályi (1934-2021) nel 1975 definisce come stato di flusso (flow), uno stato in cui l’atleta raggiunge il suo massimo potenziale in modo inconscio, a beneficio delle sue prestazioni e dei risultati. Molti di loro hanno persino dichiarato di non sapere come abbiano potuto compiere le loro imprese e di non riconoscerle nemmeno nel momento stesso in cui le hanno completate.
Molti esperti dello sport hanno cercato di spiegare questo stato, tuttavia nessuno, nemmeno lo stesso CsíKszentmihályi, è riuscito a dare una spiegazione su come o perché si verifichi questo fenomeno. È per questo che la spiegazione più vicina a questo stato si basa sulla spiritualità, anche se non è del tutto accettata per la sua mancanza di validità scientifica.
Per poter fornire un sostegno un po’ più scientifico, sarà importante parlare delle emozioni nel contesto spirituale per poterlo spiegare e offrire uno strumento che aiuti gli atleti.
Emozionalmente emettiamo risposte istintive e irrazionali che garantiscono la nostra sopravvivenza (Céspedes, 2013), che vengono alterate per l’adattamento a un contesto specifico, per garantire un’accettazione sociale (Bisquerra, 2000), il che fa sì che questa risposta venga alterata. Freud lo chiama “super-Io“.
Il Ciclo Emozionale
Le emozioni seguono un ciclo come descritto da Kûbler-Ross (1997) nel suo modello delle fasi del lutto. Prima si incontra la paura (negazione), poi l’ira (rabbia), poi la tristezza (colpa e tristezza) e infine la gioia (accettazione). Se riusciamo a capire questa evoluzione, potremo supportare in modo più efficiente l’atleta durante la sua competizione. Pertanto, l’atleta cercherà di integrare al suo istinto uno standard etico, estetico e spirituale che lo porti a una pratica corretta ed esistenzialmente autentica secondo il filosofo, teologo e scrittore danese Søren Aabye Kierkegaard (1813-1855).
In questo modo, la parte spirituale viene relegata a una posizione di maggiore esigenza, in cui ciò che è socialmente accettato genera questo stato spirituale. Tuttavia, lo spirituale non è soggetto a una misurazione o a una norma sociale.
È così che la parte spirituale rimane un po’ esposta in quanto non misurabile, attribuendola quindi come un distrazione in una pratica in cui la concentrazione e l’attenzione (che sono misurabili) sono la misura spirituale dello stato di flusso.
Spiritualità e Sport
Prendendo come riferimento le sette leggi dell’hermetismo (il Kybalion è un libro pubblicato per la prima volta nel 1908 da William Walker Atkinson e che dichiara di essere una summa degli insegnamenti ermetici), che è una guida spirituale che risale agli egizi, emerge una guida che aiuterà a spiegare lo stato di flusso dalla prospettiva di questo autore.
Per comprendere l’aspetto delle leggi, ci concentreremo sulla quinta legge “l’evoluzione”, che fa riferimento ai cambiamenti che la persona subisce durante una pratica spirituale.
Spiegando questa legge, dobbiamo capire che l’atleta vive due momenti durante l’esecuzione della sua attività, da due prospettive diverse, questi due momenti sono:In game: ciò che l’atleta vive
Le prospettive che rientrano nell’in game sono:
- La zona interna dell’in game: che sono i pensieri e le visualizzazioni.
- La zona esterna dell’in game: l’esecuzione di tali visualizzazioni.
Out game: ciò che accade nella pratica (l’esecuzione delle azioni)
Le prospettive che rientrano nell’out game sono:
- La zona interna dell’out game: i momenti di pausa prima che inizino le azioni.
- La zona esterna dell’out game: l’avvio dell’attività.
È così che la perfetta integrazione tra le diverse zone (che entrambe le prospettive si eseguano contemporaneamente) genererà lo stato di flusso.
Cosa possiamo fare?
La tristezza e la paura sono emozioni riflessive, mentre la gioia e l’ira sono emozioni che comportano un’azione. Quindi il passaggio dalla riflessione all’azione, spiritualmente parlando, è un processo in cui la persona smette di pensare e si affida ciecamente a qualcosa, che può essere Dio, la fortuna, le proprie abilità, l’allenatore, ecc.
Se non si affida ciecamente a questo, allora l’atleta rimarrebbe nella zona interna cercando una spiegazione, mentre la zona esterna dell’out game si esegue. Ciò genererebbe un ritardo e una mancanza di tempismo (sincronia) e non si otterrebbe il successo.
Quindi lo strumento, anche se sembra molto semplice, è altamente efficace, e consiste nel fatto che l’atleta metta la sua performance nella sua fede, qualunque essa sia, Dio, la fortuna o qualcun altro.
Questo è il motivo del tradizionale rituale degli “All Blacks”, la squadra di rugby della Nuova Zelanda, la famosa “Haka Maori”. Questi atleti si spersonalizzano affinché gli spiriti dei grandi guerrieri maori occupino i loro corpi per proteggerli e guidarli nella loro giusta.
Quindi, in conclusione, le grandi spiegazioni, le grandi analisi e la concentrazione di un atleta impediscono il flusso naturale di questo, in poche parole l’effetto flow.