Quest’anno gli astronomi hanno scoperto che le onde gravitazionali, previste da Einstein, generano un costante sfondo causato dagli incontri tra buchi neri supermassicci. Questo suggerisce che la vita potrebbe essere diffusa nello spazio più di quanto si pensasse in precedenza. Se esistessero alieni, potrebbero condividere con noi questa nuova scoperta dell’universo.
Nel finale di giugno, cinque gruppi indipendenti di radioastronomi hanno pubblicato studi che dimostrano che l’universo è pervaso da onde gravitazionali causate dalla collisione di buchi neri molto massicci. Utilizzando pulsar, stelle morte che ruotano rapidamente, i team di scienziati hanno raccolto informazioni sulle onde gravitazionali. Questi risultati aprono nuovi orizzonti di conoscenza sull’universo.
La loro esistenza era stata prevista da Albert Einstein nel 1916, ma la loro rilevazione è avvenuta solo nel 2015 grazie alla collaborazione del LIGO. Queste onde causano variazioni nella lunghezza dello spazio e possono essere rilevate misurando il cambiamento di posizione degli oggetti nello spazio. Mentre LIGO ha rilevato onde gravitazionali prodotte da buchi neri molto massicci, è necessario un rilevatore più grande della Terra per rilevare le onde prodotte da buchi neri supermassicci.
Gli astronomi hanno utilizzato un array di pulsar per misurare il cambiamento della distanza tra la Terra e le pulsar nella Via Lattea causato dalle onde gravitazionali. Le pulsar sono stelle morenti che emettono fasci di radiazioni elettromagnetiche e possono essere usate come orologi naturali per rilevare le deformazioni dello spazio-tempo. Questa caccia cosmica di 15 anni ha finalmente rivelato i primi segni delle onde gravitazionali, probabilmente generati dai buchi neri supermassicci.
Gli astronomi hanno ottenuto prove convincenti dell’esistenza di onde gravitazionali prodotte da coppie di enormi buchi neri. Questi buchi neri possono avvicinarsi l’uno all’altro quando le galassie si scontrano e emettono onde gravitazionali a bassa frequenza. Queste scoperte forniscono ulteriori informazioni sulle proprietà dei buchi neri e sulla fisica dell’universo primordiale. I ricercatori sono entusiasti di unire i loro dati e scoprire nuovi segreti sul nostro universo.
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