Salute

Covid-19 può attaccare le cellule del sistema immunitario come l’HIV

Un gruppo di scienziati ha scoperto che il coronavirus che causa il covid-19 potrebbe attaccare le cellule del nostro sistema immunitario proprio come fa il virus dell’immunodeficienza umana (HIV).

Secondo quanto affermano gli esperti in uno studio pubblicato lo scorso 7 aprile sulla rivista “Cellular & Molecular Immunology“, è stato scoperto un collegamento tra Sars-CoV-2 a cellule T, linfociti che identificano ed eliminano i virus dai nostri corpi, cresciuti in laboratorio. Quando questi linfociti catturano una cellula infetta, perforano la sua membrana e iniettano sostanze chimiche tossiche, uccidendo sia il virus che la cellula infetta.

Tuttavia, gli scienziati hanno scoperto che la cellula T è diventata una sorta di “preda” per il nuovo coronavirus. Questo grazie a una “struttura unica” nella proteina del picco del virus che, apparentemente, “ha innescato la fusione dell’involucro virale e della membrana cellulare quando sono entrati in contatto”. In altre parole, i geni del virus si sono appropriati della cellula in questione e hanno disattivato la sua funzione protettiva.

I ricercatori hanno fatto lo stesso esperimento con la sindrome respiratoria acuta grave (SARS), un tipo di coronavirus registrato per la prima volta nel 2002 in Cina, e hanno scoperto che non era in grado di infettare le cellule T, probabilmente perché mancava della funzione di fusione di membrana come quella descritta sopra.

Il punto della situazione sul Covid-19

Lo studio rileva che questa scoperta solleva “nuove idee sui meccanismi patogeni e sugli interventi terapeutici” relativi a covid-19. In effetti, la scoperta coincide con le osservazioni dei medici che hanno trattato i pazienti con Sars-CoV-2. Un medico ha spiegato al South China Morning Post che “sempre più persone stanno confrontando [il coronavirus] con l’HIV”.

Un’altra ricerca pubblicata a febbraio indica che il numero di cellule T potrebbe diminuire significativamente nei pazienti con covid-19, specialmente quando si tratta di anziani o persone che necessitano di cure intensive. Indica anche che minore è il numero totale di questi linfociti, maggiore è il rischio di morte.

Alcuni virus umani mortali come l’HIV o l’Ebola hanno geni simili a Sars-CoV-2 per effettuare la fusione nella cellula attaccata. Tuttavia, il virus dell’immunodeficienza umana può riprodursi nelle cellule T e trasformarle in “fabbriche” per generare più copie che infettano altre cellule. Una caratteristica che non è stata osservata in covid-19. Quindi gli scienziati credono che questo nuovo virus muore insieme alla cellula infetta.

Redazione Breaking News

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