Un team di ricercatori del Rensselaer Polytechnic Institute di New York (USA) ha condotto studi in cui un estratto di alghe commestibili ha sostanzialmente superato la capacità del farmaco remdesivir di inibire l’infezione da SARS-CoV-2 nelle cellule di mammiferi.
Gli scienziati hanno effettuato un test di efficacia antivirale contro il nuovo coronavirus usando un estratto di alghe per “ingannare” gli agenti infettivi. Il test si è rivelato molto più potente del farmaco approvato da molti paesi per il trattamento di pazienti in condizioni critiche con covid-19.
SARS-CoV-2 ha una proteina nella sua membrana nota come spiga (spuntone o picco) con cui si collega e invade le cellule umane. Entrando nel corpo, il virus inserisce il proprio materiale genetico nella cellula e “dirotta” il meccanismo cellulare per riprodurre le sue repliche.
In base a questo schema, gli specialisti cercano di connettere il virus a una falsa molecola o ad un esca invece di una cellula umana. Pertanto, l’agente infettivo perderebbe la sua capacità di riprodursi e si degraderebbe naturalmente.
“Il pensiero attuale è che l’infezione covid-19 inizia nel naso e una qualsiasi di queste sostanze potrebbe essere la base per uno spray nasale. Se potessimo semplicemente curare l’infezione in anticipo o addirittura trattarla prima di avere l’infezione, si avrebbe un modo per bloccarlo prima che entri nel corpo”, ha spiegato l’autore principale dello studio Jonathan Dordick.
Al momento, remdesivir fa parte del trattamento di pazienti che presentano polmonite e richiedono un apporto supplementare di ossigeno. Questo medicinale può ridurre la mortalità per caso di pazienti gravemente malati colpiti dalla pandemia coronavirus, promuovendo un recupero precoce dei malati.
D’altra parte, Dordick ha osservato che in realtà l’umanità non ha “grandi antivirali” e “avremo bisogno di un arsenale di approcci che possiamo adattare rapidamente ai virus emergenti” per proteggerci dalle future pandemie.
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