Un nuovo studio ha riscontrato la presenza di ondate di calore sul fondo dell’oceano, le cosiddette “ondate di calore marino di fondo“, che possono causare gravi danni a molte specie chiave come l’aragosta e il merluzzo. Queste ondate durano più a lungo di quelle di superficie e sono un fenomeno globale che sta colpendo anche zone come il Mediterraneo e la Tasmania.
Il riscaldamento globale ha causato un aumento del 50% delle ondate di calore marino superficiale nell’ultimo decennio, ma fino ad ora non si aveva un quadro chiaro di come ciò influenzasse le profondità oceaniche. Gli scienziati hanno scoperto che lungo le piattaforme continentali vicino al Nord America, le ondate di calore marino sul fondo sono durate più a lungo di quelle in superficie e possono verificarsi contemporaneamente in entrambe le posizioni.
Non si sa ancora quando e dove si verificheranno tali ondate di calore marino sul fondo, ma i ricercatori ipotizzano che i cambiamenti nella corrente oceanica e la risalita dell’acqua più fredda potrebbero essere i driver dinamici di questo fenomeno.
Il team ha pubblicato i suoi risultati il 13 marzo in uno studio sulla rivista Nature Communications.
Immagine di copertina: Questa visualizzazione mostra le caratteristiche batimetriche del bacino dell’Oceano Atlantico occidentale, inclusa la piattaforma continentale, catturate dal satellite. (Credito immagine: National Environmental Satellite and Information Service della NOAA).
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