Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato una notizia sullo studio pubblicato sul British Journal of Nutrition: “Glucose control upon waking is unaffected by hourly sleep fragmentation during the night, but is impaired by morning caffeinated coffee”, secondo il quale il caffè consumato prima della colazione, dopo una notte di sonno interrotto, aumenterebbe la risposta glicemica di circa il 50% in più rispetto a chi, prima di assumere la bevanda, aveva già mangiato altro. Su questo tema il Consorzio Promozione Caffè ritiene necessario sottolineare alcuni aspetti sotto riportati.
In particolare, per quanto riguarda lo studio, Luca Piretta, Nutrizionista e Gastroenterologo dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, ha commentato che:
Su questo tema il professor Piretta ha sottolineato inoltre il contrasto con i risultati di un’ampia metanalisi del 2018 “Coffee consumption and reduced risk of developing type 2 diabetes: a systematic review with meta-analysis” che ha valutato un numero complessivo di 1,2 milioni di persone, evidenziando che il consumo di caffè – sia decaffeinato che con caffeina – riduce il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 di circa il 30%.
I due principali autori della metanalisi, Mattias Carlström e Susanna Larsson, hanno analizzato 30 studi scientifici per meglio comprendere come il consumo di caffè influisca sullo sviluppo del diabete di tipo 2 e delle complicanze ad esso associate. L’associazione risulta essere dose-dipendente: il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 diminuirebbe, rispettivamente, del 7% (in caso di caffè con caffeina) e del 6% (in caso di caffè decaffeinato) per tazza al giorno.
Gli autori hanno esaminato quali siano i potenziali meccanismi biochimici della bevanda che intervengono sul rischio di diabete di tipo 2. In particolare, gli studi valutati mostrano che, grazie alle proprietà antiossidanti del caffè, l’assunzione a lungo termine di caffè può ridurre lo stress ossidativo, associato, oltre che a numerosi effetti avversi sulle funzioni cardiovascolari, metaboliche e renali, anche all’insorgenza di diabete di tipo 2.
Numerose ricerche hanno inoltre dimostrato che il consumo regolare di caffè può ridurre i livelli dei marcatori pro-infiammatori e, di conseguenza, l’infiammazione cronica di basso grado, che è collegata a disturbi cardiovascolari e metabolici, come il diabete di tipo 2.
Un’assunzione moderata di caffè, tipicamente 3-5 tazzine, come indicato dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) nel suo parere sulla sicurezza della caffeina – viene associata nella letteratura scientifica a una serie di benefici fisiologici e può far parte di una dieta sana ed equilibrata e di uno stile di vita attivo.
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