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Riforma delle pensioni entro fine anno: ecco a cosa pensa il Governo Meloni

Pensioni, dalla riforma alle novità Meloni: cosa cambia entro la fine dell’anno? Scopriamo le trasformazioni che avverranno.

Il sistema pensionistico italiano ha attraversato negli ultimi quindici anni una fase di trasformazioni profonde, a partire dalla riforma Fornero del 2011 fino alle più recenti modifiche introdotte dal Governo Meloni. Questi interventi hanno ridefinito le modalità di accesso alla pensione, i requisiti contributivi e anagrafici, oltre a introdurre meccanismi di adeguamento automatico legati all’aspettativa di vita, con importanti riflessi per i lavoratori, in particolare per le generazioni nate negli anni ’60.

I cambiamenti nel sistema pensionistico italiano

La Legge Fornero, emanata nel dicembre 2011 nell’ambito del decreto-legge “Salva Italia” dal governo tecnico guidato da Mario Monti, ha rappresentato una svolta cruciale per la previdenza pubblica italiana. La sua finalità principale era quella di assicurare la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico in un contesto di crisi economica globale e di progressivo invecchiamento demografico.

Tra le novità più rilevanti della riforma si segnalano:

  • Adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita: attualmente fissata a 67 anni per la pensione di vecchiaia nel 2024, tale soglia è destinata a salire progressivamente in base all’aumento della speranza di vita media.
  • Calcolo contributivo dell’importo pensionistico: per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, la pensione viene calcolata esclusivamente in base ai contributi versati, con coefficienti legati all’aspettativa di vita, comportando una significativa riduzione dell’importo rispetto al passato sistema retributivo.

Con l’insediamento del Governo Meloni nel 2022, il tema pensioni è tornato al centro dell’agenda politica, con l’introduzione di alcune modifiche per il 2024 e proposte di ulteriori interventi per il 2025.

Tra le principali misure confermate o introdotte si segnalano:

  • Quota 103: confermata per il 2024, consente il pensionamento anticipato con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Rispetto alle precedenti formule come Quota 100 e Quota 102, la Quota 103 prevede un calcolo pensionistico interamente contributivo e un tetto massimo di pensione pari a quattro volte il trattamento minimo INPS, con una conseguente riduzione degli assegni.
  • Opzione Donna: mantiene il requisito minimo di 35 anni di contributi, ma innalza l’età minima a 61 anni per le lavoratrici senza figli, con riduzioni per chi ha figli. Sono stati introdotti nuovi requisiti per accedere a questa opzione, tra cui condizioni di handicap grave, riduzione della capacità lavorativa o licenziamenti da aziende in crisi.
sistema pensionistico e cambiamenti
Cosa cambia per le pensioni entro fine anno – 3box.it
  • APE Sociale: misura assistenziale rivolta a categorie svantaggiate con almeno 63 anni e 5 mesi di età (nel 2024). I requisiti per accedere sono più restrittivi rispetto agli anni precedenti, e il numero di beneficiari è diminuito da circa 16.000 nel 2023 a 12.500 nel 2024. L’importo massimo erogato è di 1.500 euro lordi mensili.
  • Lavoratori precoci: categoria di lavoratori con 41 anni di contribuzione, che al 31 dicembre 1995 potevano vantare almeno 12 mesi di contribuzione prima dei 19 anni, con possibilità di pensionamento anticipato in presenza di determinate condizioni di disagio o fatica lavorativa.

Il Governo Meloni sta inoltre valutando l’eventuale introduzione della Quota 41 per tutti, che permetterebbe il pensionamento anticipato con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica, ma questo solleva questioni importanti sulla sostenibilità finanziaria del sistema.

Implicazioni per i lavoratori nati negli anni ’60 e scenari futuri

I lavoratori nati negli anni ’60 sono particolarmente coinvolti nelle continue modifiche normative. Per esempio, chi è nato nel 1965 o 1966 potrà accedere alla pensione di vecchiaia intorno al 2032, se confermati i requisiti attuali di 67 anni, o anticipatamente al raggiungimento dei requisiti contributivi previsti.

Dal 2026 in poi, è previsto il ripristino dell’adeguamento biennale dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, con possibili ulteriori innalzamenti delle soglie contributive e anagrafiche.

In questo contesto, la previdenza complementare emerge come uno strumento essenziale per integrare il trattamento pubblico, consentendo di compensare il gap tra pensione e ultimo reddito da lavoro, grazie a benefici fiscali e a una gestione personalizzabile degli investimenti.

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