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Quanto guadagnano preti e suore al mese in Italia? Le cifre che non ti aspetti

Dai parroci ai vescovi, fino ai frati e alle suore: ecco come funziona il sistema di compensi nella Chiesa cattolica in Italia, tra fondi pubblici, donazioni e incarichi civili.

Nel dibattito pubblico emerge spesso una domanda che incuriosisce molti: quanto guadagna un prete? E le suore percepiscono uno stipendio? A partire dai parroci fino ad arrivare ai cardinali, passando per i frati, le suore e perfino il Papa, il sistema economico del clero italiano è complesso e strutturato. Le responsabilità religiose si intrecciano con regole precise, leggi statali e contributi volontari dei fedeli. E dietro ogni ruolo ci sono differenze sostanziali sia per quanto riguarda le retribuzioni mensili, sia per le modalità di accesso alla pensione. Non si tratta solo di un tema simbolico, ma anche di un’organizzazione concreta che gestisce fondi, tabelle contributive, diritti previdenziali e doveri economici.

L’Italia, in quanto Stato con profonde radici cattoliche, ha stabilito un rapporto normativo chiaro con la Chiesa a partire dagli anni Ottanta, grazie a leggi che regolano proprio il sostentamento del clero. Ma sono coinvolti anche istituti autonomi come la C.E.I. (Conferenza Episcopale Italiana) e l’I.C.S.C., che gestisce e distribuisce i fondi destinati ai religiosi. Un sistema articolato che si regge su una combinazione di fondi pubblici, 8×1000, incarichi professionali e vocazione.

Chi paga i preti (e quanto): i compensi tra diocesi, CEI e fondi pubblici

Il sistema di remunerazione dei religiosi cattolici è regolato da leggi dello Stato e da norme interne della Chiesa, con una netta differenza tra chi svolge ruoli pastorali e chi è impegnato in funzioni civili o sanitarie. La Legge 222 del 1985 ha stabilito le basi giuridiche per garantire un sostegno economico ai sacerdoti, mentre la Legge 512 del 1961 riguarda i cappellani militari. Il compenso mensile dei preti dipende da una tabella a punteggio, che considera l’anzianità di servizio e l’incarico ricoperto. Un parroco percepisce in media 1.200 euro al mese, cifra che può aumentare con gli anni. Un vescovo, dato il ruolo di guida di una diocesi, arriva a circa 3.000 euro mensili. I cardinali superano anche i 5.000 euro, grazie a bonus legati all’incarico e agli anni di attività.

preti e suore
Chi paga i preti (e quanto) – 3box.it

Il sistema di pagamento viene gestito dagli Istituti Diocesani per il Sostentamento del Clero, che ricevono i fondi dalla CEI tramite l’I.C.S.C.. Una parte significativa delle risorse proviene dall’8×1000, la quota dell’Irpef che i cittadini possono destinare alla Chiesa cattolica, oltre che dalle donazioni private. Anche i frati e le suore possono ricevere un compenso, ma solo se svolgono un’attività retribuita. Se operano come insegnanti, infermiere o medici, lo stipendio dipende dal contratto di lavoro che hanno sottoscritto, come ogni altro cittadino. Diversamente, se non ricoprono ruoli retribuiti, vivono all’interno delle comunità religiose, dove ricevono vitto, alloggio e assistenza.

Chi va in pensione (e come): i contributi dei religiosi e l’accesso all’INPS

Anche chi ha scelto la vita religiosa, in Italia, può accedere alla pensione. I religiosi iscritti al sistema del clero versano i contributi previdenziali e sono quindi tutelati dall’INPS. I fondi pensionistici vengono gestiti attraverso un canale dedicato. Una volta raggiunti i requisiti, possono percepire una pensione di vecchiaia o di anzianità esattamente come accade per qualunque altro lavoratore. Le suore, spesso più esposte alla precarietà, in assenza di una carriera retribuita o di versamenti regolari, possono accedere – se in possesso dei requisiti – alla pensione sociale. In molti casi, chi ha trascorso la vita all’interno di un ordine monastico senza incarichi esterni si affida alla comunità religiosa, che continua a prendersi cura dei membri più anziani.

Un caso particolare è quello dei cappellani militari. Questi sacerdoti, arruolati all’interno delle Forze Armate, godono dello status di ufficiali e sono inquadrati con una retribuzione che può raggiungere i 4.000 euro mensili. La pensione, in questo caso, segue le regole delle carriere militari, risultando più elevata rispetto alla media degli altri religiosi.

Infine, una curiosità che in molti si pongono riguarda il Papa. Francesco, come dichiarato pubblicamente, ha rinunciato a qualsiasi stipendio. Vive a Santa Marta e attinge, in caso di necessità, all’Obolo di San Pietro, un fondo destinato alle opere di carità. In passato, Papa Benedetto XVI aveva indicato un tetto massimo di 2.500 euro al mese, seppur simbolico. Il sistema della Chiesa italiana è dunque più articolato di quanto sembri. Si fonda su una combinazione di fondi ecclesiastici, contributi pubblici, incarichi retribuiti e risorse comunitarie, con meccanismi che variano in base a ruolo, ordine e attività.

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