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Pensioni anticipate di 3 o 5 anni: ecco quanto si perderà nel 2026

Pensioni anticipate nel 2026, penalizzazioni fino al 10% per uscite di 3 o 5 anni. Ecco tutta la situazione illustrata nel dettaglio.

In vista del 2026, il panorama delle pensioni anticipate in Italia si prepara ad accogliere importanti novità, che interesseranno in particolare coloro che intendono anticipare il pensionamento di 3 o 5 anni rispetto all’età di vecchiaia ordinaria. Le nuove misure, attese nella prossima Legge di Bilancio, offrono opportunità di uscita anticipata con regole specifiche sul calcolo dell’assegno pensionistico e sulle eventuali penalizzazioni.

Pensionamento anticipato a 64 anni: novità e penalizzazioni

Dal 2026 potrebbe essere introdotta una nuova possibilità di pensionamento anticipato a 64 anni per chi abbia maturato almeno 25 anni di contributi, estendendo così la platea anche a chi ha iniziato a lavorare prima del 1996. Questa misura, definita come pensione anticipata contributiva, si differenzia dall’attuale opzione riservata esclusivamente ai lavoratori con contributi successivi al 31 dicembre 1995.

La principale condizione per accedere a questa opzione sarà l’accettazione del ricalcolo contributivo dell’assegno pensionistico, che comporta una decurtazione significativa dell’importo mensile. Tuttavia, per garantire un trattamento minimo, l’assegno non potrà essere inferiore a tre volte l’assegno sociale, ovvero circa 1.620 euro al mese nel 2026 (dato in linea con l’importo fissato per il 2025 pari a 538,68 euro mensili moltiplicato per tre).

cosa succede per le pensioni anticipate
Tutti i dettagli sulle pensioni anticipate nel 2026 – 3box.it

Nel caso in cui la pensione calcolata con il metodo contributivo non raggiunga questa soglia, è previsto un meccanismo di integrazione che consente:

  • di sommare la rendita derivante dalla pensione complementare;
  • oppure di convertire il TFR in rendita vitalizia anziché riceverlo in un’unica soluzione.

Questa integrazione mira a facilitare l’accesso alla pensione anticipata anche per lavoratori con assegni previdenziali bassi, evitando l’esclusione dovuta al limite minimo.

Un’altra misura attesa nel 2026 è la cosiddetta quota 41 flessibile, che permetterebbe il pensionamento a 62 anni con 41 anni di contributi, senza la necessità del calcolo esclusivamente contributivo previsto dall’attuale quota 103. Questa novità potrebbe rappresentare una svolta per chi desidera uscire dal lavoro in anticipo senza subire i tagli più pesanti.

Tuttavia, la misura sarà modulata in base all’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) del richiedente:

  • Per chi ha un ISEE fino a 35.000 euro non sarà prevista alcuna riduzione della pensione;
  • Per chi ha un ISEE superiore a questa soglia, o che non presenti l’ISEE, sarà applicata una penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo rispetto all’età di vecchiaia ordinaria.

Di conseguenza, l’uscita a 62 anni con quota 41 può comportare una riduzione massima del 10% dell’assegno pensionistico per i soggetti con ISEE elevato, con una decurtazione progressiva fino all’età di 67 anni, quando la pensione viene erogata senza penalizzazioni.

Aspetti pratici e simulazioni per i lavoratori pre-1996

Secondo le simulazioni aggiornate, il nuovo sistema potrebbe favorire in particolare i lavoratori nati tra il 1962 e il 1970 che hanno iniziato a versare contributi prima del 1996, con un guadagno di circa tre anni rispetto all’età ordinaria di pensionamento. Tuttavia, per molti lavoratori con redditi medi o bassi, raggiungere la soglia minima di pensione con il solo calcolo contributivo risulta ancora difficile.

La Legge di Bilancio 2025 ha confermato le condizioni attuali per il pensionamento, con l’età minima di 67 anni e 20 anni di contributi per la pensione di vecchiaia e le possibilità di uscita anticipate per determinate categorie:

  • L’Opzione donna, prorogata per il 2025, consente alle lavoratrici con 61 anni di età e 35 anni di contributi (con agevolazioni per madri, caregiver e invalidi) di andare in pensione anticipata;
  • L’Ape sociale rimane attiva per soggetti con particolari condizioni lavorative o di salute, con requisiti di età a partire da 63 anni e 5 mesi;
  • La pensione anticipata è prevista con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne;
  • La possibilità di sommare la rendita del fondo pensione all’INPS per raggiungere la soglia minima di pensione anticipata contributiva a 64 anni è stata introdotta, con un requisito contributivo minimo di 25 anni.
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