La recente sentenza del Tribunale di Prato ha riconosciuto per la prima volta un risarcimento complessivo di 26.000 euro per la morte di un cane, considerato ormai un membro della famiglia. Questo pronunciamento stabilisce un importante precedente giuridico, sottolineando che la perdita di un animale domestico può essere considerata un danno morale, oltre che patrimoniale.
La vicenda ruota attorno alla morte di Adel, una cagnolina Samoiedo che, durante il soggiorno in una pensione per animali, non ha ricevuto le cure necessarie e ha subito un decesso prematuro. La sentenza, emessa il 25 gennaio 2025, ribalta l’orientamento tradizionale della giurisprudenza, che fino ad oggi non riconosceva il danno morale per la morte degli animali.
Un animale come membro della famiglia: la sofferenza del padrone
Molte persone ritengono che la compagnia di un animale domestico, in particolare un cane o un gatto, sia fondamentale per il proprio benessere psicologico ed emotivo. Questi animali non sono più considerati semplici esseri viventi, ma veri e propri membri della famiglia. La loro morte, dunque, non solo provoca sofferenza, ma può anche compromettere profondamente la serenità quotidiana di chi li accudisce. Il legame affettivo che si crea tra un animale e il suo proprietario è tale che la perdita non è solo un trauma emotivo, ma un vero e proprio danno per la persona che ha condiviso con lui gran parte della propria vita.
Il Tribunale di Prato ha riconosciuto che, in caso di morte prematura di un cane, il proprietario può chiedere il risarcimento per il danno morale subito, qualora riesca a dimostrare il proprio prejudice affettivo. La Corte ha sottolineato che il legame tra uomo e animale di affezione costituisce una parte fondamentale della personalità e dello sviluppo individuale. Pertanto, il danno subito dal padrone dell’animale è considerato legittimo e risarcibile, anche sulla base di prove indirette, come fotografie e testimonianze.
La responsabilità del gestore e il risarcimento
Nel caso specifico, la vicenda coinvolge la famiglia di Adel, che aveva affidato la cagnolina alla pensione per animali durante il periodo estivo. Purtroppo, quando il cane ha iniziato a manifestare segni di malessere, il gestore della pensione non ha accolto l’offerta di un intervento veterinario da parte di una volontaria, e la cagnolina è deceduta senza ricevere le cure necessarie. La famiglia, venuta a conoscenza della morte della loro compagna a quattro zampe dalla polizia municipale, ha deciso di sporgere denuncia e chiedere il risarcimento per i danni patrimoniali e morali.
Il Tribunale ha riconosciuto un risarcimento totale di 26.000 euro, suddiviso in 1.373 euro per il danno patrimoniale e 18.000 euro per il danno morale. Quest’ultimo importo è stato liquidato in base alla sofferenza provata dai membri della famiglia, in particolare dalla padrona di Adel, ma anche dal marito e dai due figli, che avevano instaurato un forte legame affettivo con l’animale.
La sentenza ha tenuto conto delle foto che documentavano i momenti felici passati con la cagnolina, inclusi scatti che la ritraevano accanto alla famiglia in gita, nel letto e persino a festeggiare il suo compleanno. La morte prematura di Adel, infatti, ha tolto alla famiglia la possibilità di continuare a vivere questi momenti di affetto, compromettendo un legame che aveva avuto un forte impatto emotivo sulla loro vita.
In conclusione, il Tribunale di Prato ha riconosciuto il danno morale derivante dalla perdita di un animale di affezione, una decisione che segna un importante passo avanti nella tutela dei diritti dei proprietari di animali e del legame affettivo che si instaura con i propri compagni a quattro zampe.