La dieta per la malattia renale cronica - 3box.it
La dieta giusta rallenta la malattia renale cronica: ecco come un piano alimentare adeguato può fare davvero miracoli.
FLa malattia renale cronica (MRC) rappresenta una sfida sanitaria importante in Italia, coinvolgendo circa il 6-10% della popolazione, spesso senza che i pazienti ne siano consapevoli. Un recente studio condotto dall’Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto (ANED) e dati aggiornati dalla Società Italiana di Nefrologia confermano il ruolo cruciale di una dieta povera di proteine nel rallentare la progressione della patologia e nel ridurre la necessità di ricorrere alla dialisi, con impatti positivi sia sulla qualità di vita sia sui costi sanitari.
Quando i reni diminuiscono progressivamente la loro capacità di filtrazione, l’organismo fatica a eliminare le sostanze di scarto e a mantenere l’equilibrio idro-elettrolitico. Nei casi avanzati, l’unica soluzione diventa la dialisi o il trapianto renale. Tuttavia, la terapia nutrizionale conservativa, che prevede un regime alimentare con ridotto apporto proteico e l’integrazione con chetoanaloghi degli amminoacidi, si è dimostrata efficace nel rallentare il deterioramento della funzione renale.
Questa strategia consente di:
Nonostante ciò, secondo ANED, circa l’80% dei pazienti non riceve indicazioni specifiche su questa opzione terapeutica, un dato che evidenzia una carenza informativa e formativa sia tra i professionisti sanitari che tra i pazienti stessi.
L’aspetto economico della gestione della malattia renale cronica è altrettanto rilevante. Un singolo paziente in dialisi comporta una spesa annuale media per il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) di circa 50.000 euro. Attualmente in Italia ci sono circa 50.000 dializzati, che assorbono complessivamente circa 2,5 miliardi di euro all’anno, pari al 2% del budget sanitario nazionale.
In confronto, un protocollo nutrizionale ipoproteico, comprendente l’uso di chetoanaloghi, ha un costo annuo di circa 1.200 euro, risultando quindi oltre 40 volte meno oneroso rispetto alla dialisi. Secondo la ricerca pubblicata sul Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi, se la dieta ipoproteica fosse adottata da un ulteriore 40% dei pazienti, il SSN potrebbe risparmiare:
Antonio Santoro, direttore del comitato scientifico di ANED, evidenzia come con una spesa contenuta si possa migliorare la vita di migliaia di persone alleggerendo al contempo il carico economico pubblico.
Una dieta a basso contenuto di proteine, sodio e fosforo è fondamentale, soprattutto nelle fasi avanzate della malattia. Le principali raccomandazioni includono:
Queste indicazioni devono essere personalizzate da nefrologi e nutrizionisti esperti, in modo da mantenere un equilibrio nutrizionale ottimale senza compromettere lo stato di salute generale.
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