Da millenni, l’uomo ha avuto una fonte di luce chiara e affidabile: il Sole, che è sempre stato riconosciuto come essenziale per la sopravvivenza. Non sorprende quindi che molte religioni antiche, in Egitto, Grecia, Medio Oriente, India, Asia e America Centrale e Meridionale, abbiano incluso il culto del Sole tra i loro riti principali.
Le religioni antiche non solo veneravano il Sole, ma spesso associavano la luce solare alla guarigione. Tuttavia, l’approccio delle antiche civiltà alla luce come cura non era esattamente quello che potremmo immaginare oggi.
Le prime testimonianze di questa pratica si trovano nel Papyrus di Ebers, un antico rotolo medico egiziano risalente al 1500 aC. Al suo interno si trova una ricetta per un unguento a base di vino, cipolla, fuliggine, frutta e estratti di incenso e mirra, che veniva applicato sul corpo del malato, il quale veniva poi esposto alla luce del Sole.
L’uso del calore solare per trattare disturbi fisici sembra essere stato prevalente rispetto all’idea che la luce solare stessa fosse una cura. Altre ricette mediche, come quelle per curare la tosse, prevedevano di lasciare gli ingredienti esposti al Sole per un certo periodo, probabilmente per riscaldarli e renderli più efficaci.
Anche il medico greco Ippocrate (450-380 aC) scrisse delle proprietà terapeutiche dell’esposizione al sole, e il medico Aretaeus, vissuto circa 150 dC, affermava che la luce solare fosse utile per trattare la “letargia”, che oggi riconosceremmo come depressione.
Nel corso dei secoli, le teorie sul potere curativo della luce si sono evolute. Isaac Newton, nel XVII secolo, dimostrò che la luce solare può essere “scomposta” in un spettro di colori, aprendo la strada a nuove teorie sulla cromoterapia e sull’uso dei colori come strumento terapeutico. Tuttavia, all’epoca, non era sempre facile distinguere tra scienza e superstizione.
Ad esempio, Jakob Lorber, un mistico tedesco del XIX secolo, sosteneva che la luce solare fosse la cura per quasi tutte le malattie. Anche la famosa infermiera Florence Nightingale, nel suo libro Notes on Nursing, affermava che la luce diretta del Sole fosse fondamentale per la salute dei pazienti. Nightingale credeva anche che il Sole fosse un nemico naturale di batteri e virus, una teoria che, sebbene parzialmente corretta, oggi si è evoluta grazie alla ricerca scientifica.
Nel XIX secolo, nacque la cromoterapia, una terapia basata sull’uso di luci colorate. Sebbene alcuni sostenessero che questa pratica risalisse all’antico Egitto, la cromoterapia moderna è stata sviluppata principalmente dal medico statunitense Edwin Babbitt, che nel suo libro del 1878, The Principles of Light and Color, esplorò l’uso della luce colorata per il trattamento di disturbi fisici e psicologici. Un altro protagonista di questa corrente fu l’imprenditore indiano Dinshah Ghadiali, che negli anni ’20 del XX secolo inventò uno strumento chiamato Spectro-Chrome, utilizzato per bilanciare le energie del corpo umano attraverso luci colorate.
Oggi, le terapie basate sulla luce sono una pratica consolidata in medicina e anche nell’industria della bellezza. La fototerapia con luce blu è impiegata per trattare la itterizia nei neonati, mentre l’esposizione a luce bianca o blu è utilizzata per contrastare il disturbo affettivo stagionale (SAD), noto anche come depressione invernale. La luce ultravioletta, d’altra parte, è utilizzata per trattare malattie della pelle come la psoriasi.
Nel settore della bellezza, le maschere LED per il viso sono diventate popolari grazie alla loro promessa di combattere l’acne e ridurre i segni dell’invecchiamento. Tuttavia, come per tutte le forme di esposizione alla luce, esistono sia benefici che rischi. Ad esempio, l’uso prolungato delle maschere LED potrebbe influire sul sonno, disturbando il ciclo circadiano.
In conclusione, l’uso della luce, che affonda le sue radici in antiche pratiche di guarigione, è oggi una realtà consolidata in diversi ambiti. Mentre alcune tecniche storiche possono sembrare strane o esoteriche, altre si sono evolute in trattamenti medici e cosmetici riconosciuti e supportati dalla scienza.
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