Per un po’ di tempo (non si sa però da quanto) una bolla di gas metano stava crescendo sotto il permafrost sciolto della Siberia nella tundra artica, fino ad aprirsi, per formare un impressionante cratere profondo 50 metri.
Il buco gigante è stato visto per la prima volta da una troupe televisiva che sorvolava l’area. Quando gli scienziati sono andati a indagare, hanno trovato pezzi di ghiaccio e rocce lanciati a centinaia di metri dall’epicentro.
La prima volta che è stato riscontrato un fenomeno simile è stato nel 2014 nella penisola di Yamal, nella Russia nordoccidentale, dopo una serie di estati insolitamente calde. Si tratta infatti del diciassettesimo cratere scoperto fino ad oggi nella regione e il più grande del suo genere negli ultimi anni.
Si ritiene che i buchi giganti siano il risultato dell’improvviso crollo delle colline o delle crescite della tundra, che si formano quando il permafrost fuso provoca un accumulo di metano sotto la superficie.
Grazie al cambiamento climatico antropogenico, l’Artico sta subendo un rapido collasso del suo permafrost. Sebbene questo fenomeno possa essere influenzato da questi cambiamenti, ci sono ancora pochissimi studi che indagano su come il cambiamento climatico induca specificamente il suo collasso.
Nel 2017 è stato condotto uno studio che ha analizzato immagini storiche risalenti agli anni ’70. Hanno scoperto che gli imbuti siberiani si sono espansi negli ultimi anni, e questo suggerisce che lo scioglimento del permafrost stia guidando almeno una parte di questo tipo di crolli e provocando il rilascio di riserve di metano artico.
Un altro studio del 2017 ha trovato 7.000 sacche di gas sotto la penisola di Yamal, proprio dove è stato trovato il cratere appena scoperto.
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